Kristina Pickford, Interior Designer

Auckland, Nuova Zelanda

Dopo aver meticolosamente ristrutturato una dimora degli anni Cinquanta progettata dall'architetto Sir Miles Warren in un quartiere verdeggiante di Christchurch, nell'isola del Sud della Nuova Zelanda, l'interior designer Kristina Pickford e suo marito hanno deciso di trasferirsi in una casa che ne è l'esatta antitesi: non più una dimora indipendente ma un appartamento, non più l'isola del Sud ma quella del Nord, non più un terreno tutto per sé ma un'abitazione senza spazi esterni situata nel centro di Auckland, nello storico edificio Dilworth, a pochi minuti dal porto.

Con la stessa cura e attenzione per i dettagli riservate alla dimora di Christchurch, Kristina ha rinnovato l'appartamento con un tocco di leggerezza, creando un'atmosfera classica e senza tempo. Forte della sua formazione in design di interni e conservazione del patrimonio, ha saputo rispettare il carattere storico dell'edificio, riportando alla luce la struttura originale e ripartendo da zero. Del resto vanta una certa esperienza in questo campo, avendo lavorato alla conservazione degli edifici storici dopo il terribile terremoto che colpì Christchurch, nell'isola del Sud della Nuova Zelanda, nel 2011. Per l'appartamento di Auckland, ha seguito lo stesso approccio. Kristina, che non è certo il tipo da starsene con le mani in mano a contemplare il frutto del suo lavoro, è già alle prese con un nuovo progetto: costruire una casa sulla spiaggia nella penisola di Coromandel, una regione ricca di foreste ancestrali temperate e vaste zone costiere che si estende a est di Auckland, a circa 150 km di distanza. E anche il suo studio di interior design studio di interior design sta per essere rilanciato. Sulla scia di queste novità, abbiamo incontrato Kristina ad Auckland per capire qual è la sua idea di "good design" e in che modo il suo lavoro riesce a rimanere attuale in un mondo dell'interior design costantemente soggetto a mode passeggere.

Parlaci del trasloco da una grande dimora degli anni Cinquanta a un appartamento in pieno centro: dev'essere stato un cambiamento non da poco, o no?

Davvero un cambiamento radicale! Ma è bello rendersi conto che si può vivere felicemente anche in uno spazio più piccolo e avere tutto ciò che serve. In effetti, l'elemento clou di questo trasloco è stato il fatto di scegliere un appartamento e provare a vivere con meno, mettendo in pratica questo pensiero un po’ idealistico.

E nella realtà dei fatti com'è andata?

Essendo cresciuta in campagna e avendo sempre avuto a disposizione tanto terreno e grandi spazi, sono abituata ad accumulare cose su cose. Quindi credo che questo ridimensionamento e il fatto di dover rinunciare a tanti oggetti sia stato un bene per me, e a dire il vero per entrambi. Non serve molto per essere davvero felici. Non c'è bisogno di avere tutte quelle camere da letto! La cosa che mi manca davvero è il giardino.

Avete qualche spazio esterno?

No, nessuno. E a essere sincera, se mi dicessero che dobbiamo rimanere qui per sempre, credo che troverei un modo per andarmene piuttosto alla svelta. Per il momento la cosa funziona perché c'è il discorso di Coromandel [dove Kristina e il marito stanno costruendo una casa sulla spiaggia]. Credo di aver bisogno di terra sotto i piedi e di terra sulla quale lavorare.

Pensi che questa sia una peculiarità del luogo dovuta al rapporto piuttosto ambivalente dei neozelandesi con la vita in appartamento?

Sì, in effetti qui abbiamo iniziato da poco ad adattarci alla vita in appartamento. In passato poche persone hanno scelto di vivere in un appartamento in Nuova Zelanda. Il neozelandese cresce sognando di possedere, un giorno, un terreno di 1.000 metri quadrati!

Pensi che questa propensione stia cambiando?

Sì, penso di sì, ma dobbiamo fare le cose con cura e sviluppare le città in modo da incoraggiare le persone a vivere in appartamento. Auckland è ancora indietro in questo senso, perché privilegia le auto rispetto ai pedoni e ha pochi spazi pubblici. Però per altri versi è straordinaria, perché il porto e le isole sono facilmente accessibili.

Puoi dirci qualcosa del tuo percorso nel mondo del design?

Ho studiato architettura del paesaggio, che poi si è trasformata in design di interni. Per sette anni ho lavorato in uno studio tutto mio a Christchurch, dopo di che mi sono iscritta nuovamente all'università per studiare storia dell'architettura e storia dell'arte, e mi sono dedicata anche alla scultura. In realtà, da ragazza volevo diventare architetto, ma mia madre mi diceva che non ero portata perché non usavo il tavolo da disegno di mio padre!

Tuo padre è architetto?

No, è ingegnere. Io sono un'"aspirante" architetto! Probabilmente la mia passione per l'interior design e la storia dell'architettura è nata proprio da questo mio desiderio di creare. Adoro avere un progetto da portare a termine e vederlo prendere forma in tutte le sue fasi, dall'inizio alla fine.


Dalla storia dell'architettura e dell'arte sono approdata alla conservazione del patrimonio. Ho lavorato per sei anni per l'associazione "Heritage New Zealand Pouhere Taonga" e l'amministrazione locale come consulente per il patrimonio. Negli anni in cui ho ricoperto questo ruolo sono stata in Finlandia e in altri paesi nei quali ho conosciuto persone straordinarie e ho visitato alcuni dei migliori esempi di architettura del Modernismo al mondo. E poi sono passata al CoCA...

Parlaci del CoCA, il Centre of Contemporary Art, di Christchurch

Ho lavorato alla direzione di quel progetto per quattro anni. È stato un grande progetto da portare a termine, ed è stato fantastico, alla fine, vedere riaprire la galleria. Ne è valsa davvero la pena. Il mio compito consisteva, in particolare, nel sovrintendere al restauro e alla riqualificazione della galleria di ispirazione brutalista, uno dei pochi edifici del Modernismo a essere stati salvati dopo il terremoto del 2011.

E adesso sei tornata all'interior design. Che programmi hai?

Sento di essere tornata al mio lavoro di interior designer con un'energia rinnovata e con le idee più chiare sul concetto di "good design". Un buon design, secondo la mia visione, richiede la capacità di capire il contesto, una buona percezione degli spazi e, nella maggior parte dei casi, una certa discrezione. Mi entusiasma molto l'idea di realizzare un design che sia etico e tenga conto dell'ambiente attraverso un uso ragionevole dei materiali.

Potresti dirci come avete scelto i mobili e gli oggetti per il vostro appartamento?

Molti dei mobili che abbiamo acquistato sono pezzi vintage: il tavolino Carlo Scarpa, l'armadio in finto bambù francese. Altri articoli, invece, li abbiamo comprati nuovi, come il tavolo Saarinen della sala da pranzo e il divano Flexform. Scelgo cose delle quali so che non ci stancheremo, cose che potremo goderci per il resto della vita e che possano durare a lungo.


Mi piace mescolare stili, epoche e livelli di formalità all'interno di uno stesso ambiente, ma mi piace farlo con uno stile soft e discreto. Adoro giocare con superfici diverse e vedere come interagiscono con varie tipologie di luce.

Raccontaci come hai integrato i mobili USM nell'appartamento.

Ho iniziato dalla camera da letto. Ma in realtà sapevo fin dall'inizio di volere qualcosa che stesse bene sia con la camera da letto, sia con la zona living. Stavo per farmi fare qualcosa su misura, ma ho sempre amato i mobili USM.


Erika Rodriguez, la rivenditrice di zona di ECC (partner commerciale di USM), è stata davvero disponibile. Mi ha aiutato a utilizzare il configuratore online ed è stata estremamente preziosa, perché a mio parere il supporto di qualcuno che abbia familiarità con il prodotto consente di sfruttarlo al meglio. Mi ha mostrato diversi esempi, aiutandomi a capire le numerose possibilità di applicazione offerte dalle varie opzioni di misura del sistema modulare.


L'arredamento USM ha un certo tocco soft. Credo che a conferire a questi mobili un aspetto meno austero sia la perfetta armonia tra l'acciaio verniciato a polvere e il cromo. Il tutto completato dalla giusta dose di dettagli.


Mi piace molto anche il fatto che i prodotti USM siano in grado di resistere al passare del tempo e di trascendere le generazioni. Dovremmo progettare ogni cosa in questo modo, proiettati nel futuro.


Mi piace davvero molto l'asimmetria di questo modello [indicando la libreria] con questo piccolo cassetto originale. E la possibilità di personalizzare i mobili ne fa dei pezzi fuori dall'ordinario. Il risultato è un qualcosa di ludico ma al contempo sobrio e discreto.

Avete dei bei pezzi firmati Aalto. Puoi dirci qualcosa al riguardo?

Abbiamo uno sgabello Aalto. È un pezzo originale degli anni Cinquanta che comprai a Helsinki, nel 2011, in occasione dell'Alvar Aalto Symposium. La sedia è del 1954 e fa parte della serie con gambe a ventaglio (la versione a tre gambe è piuttosto rara). Ha ancora il rivestimento in pelle originale.


Recentemente ho acquistato online anche un appendiabiti Aalto su un sito finlandese. L'ho ricevuto da un simpatico poliziotto finlandese e a quanto pare proviene dal Sanatorio di Paimio, progettato da Alvar Aalto nel 1928. È bellissimo averlo perché ho visitato il Sanatorio in occasione del viaggio di studio Aalto, ma non riesco a smettere di pensare che dovrebbe stare lì e non dentro un appartamento in Nuova Zelanda!

La lampada firmata Davide Groppi si abbina perfettamente ai mobili contenitori bianchi USM.

Sì, mi sono innamorata della semplicità e del carattere etereo delle lampade di questo designer. Questa si chiama "Less For Less", un nome che non poteva essere più appropriato, ed è fornita con una base standard e una base magnetica più piccola. Quest'ultima è perfetta da fissare all'acciaio dei mobili USM.

E pensi che il design USM si intoni con lo stile di vita dei neozelandesi?

Assolutamente. I pezzi modulari si integrano alla perfezione nei vari ambienti. Personalmente adoro questa versatilità. Consente di creare un arredo piuttosto casual ma anche sofisticato a seconda dello spazio. Utilizzerei volentieri i mobili USM nella casa al mare, perché possono essere riconfigurati per adattarsi a qualsiasi nuovo ambiente, e trovo che questo sia fantastico. Sono davvero dei pezzi senza tempo e si sposano benissimo con gli stili contemporanei e degli anni Cinquanta.

Riconosco alcune opere d'arte neozelandesi appese alle pareti…

In realtà, la nostra collezione è fatta interamente di opere di artisti neozelandesi contemporanei. Abbiamo molte opere di artisti della regione di Canterbury perché abbiamo abitato a lungo lì.

E l'uomo con la bombetta di Michael Parekowhai, lo avete scelto apposta per questo appartamento?

Sì, mi piaceva davvero tanto l'idea che adesso viviamo nel quartiere degli affari della città, e quest'opera richiama "Il figlio dell'uomo" di René Magritte. È una sorta di burocrate in carriera degli anni Cinquanta; da un'angolazione guarda dritto fuori, vero la città, e dall'altra fissa il muro davanti a sé con aria assente. Mi piace l'idea che guardi la città là fuori ma anche la sua "casa" [riferendosi all'opera "Il faro" di Michael Parekowhai che si trova in fondo al molo].

Un grazie sincero a Kristina per averci mostrato il suo appartamento e il suo porto preferito. Per maggiori informazioni sui progetti di Kristina, visita il sito www.kristinapickford.com. Questo portrait è stato realizzato dal magazine internazionale Freunde von Freunden.


 


Se desiderate acquistare un pezzo USM Haller, progettatelo ora nel nostro configuratore online, date un'occhiata ai pezzi USM curati nel nostro webshop o cercate il vostro rivenditore locale qui.